di Lorenzo Cimbelli
5A Liceo Classico
Possiamo ritenere eticamente corretto che l’apparato legislativo italiano stia cercando di imporre al giornalismo una maggiore riservatezza? Fino a che punto si deve spingere l’informazione? La libertà di stampa può essere veramente limitabile? Questi sono solo alcuni degli spunti che ho tratto dall’incontro con il giornalista Luigi Irdi, avvenuto nella giornata di mercoledì 19 dicembre, durante “STUDENtiAMO”, la settimana di didattica alternativa del Liceo Montessori.
Un argomento trattato, che ho reputato particolarmente coinvolgente, è stato quello delle fake news e di come possiamo limitarne la diffusione. Irdi ha introdotto la sua riflessione proponendo un’originale adattamento al tema dell’incontro della famosa equazione di Einstein, per sostenere come la potenza della notizia (equivalente di Energia) dipenda non tanto dalla entità della stessa (Massa) quanto dalla velocità di propagazione nei social (velocità al quadrato). Da qui si è giunti a discutere dell’importanza della costruzione di uno spirito critico all’interno di noi stessi, ormai immersi nel mondo di internet (con vantaggi e svantaggi che ciò comporta). Infatti, dobbiamo essere in grado di riconoscere ogni fonte di informazione falsa e fuorviante, come quelle derivanti dal mondo dei social, e quindi imparare a diffidare o, quantomeno, a non prendere come dogma, le parole pronunciate da un qualche influencer famoso, con l’esempio incombente di Chiara Ferragni, la cui immagine a volte contraddice le sue azioni. Insomma, si deve sempre fare affidamento su una fonte attendibile e stabile, come quella di una testata giornalistica consolidata, ed inoltre bisogna considerare il racconto di diverse fonti, prima di maturare un’idea su una determinata questione.
Da qui è nato il secondo spunto di riflessione che ho ricavato dalla mattinata: il giornalista ha un ruolo di responsabilità importante; infatti, la sua credibilità lo rende garante della verità, ma allo stesso tempo gli dà il potere di muovere le masse e indirizzarle verso un pensiero omologato e indotto, e questo può risultare rischioso. Infatti, partendo da una proposta di legge approvata alla camera, ovvero quella secondo cui un reporter non ha la possibilità di rendere pubblici gli atti giudiziari fino all’inizio del processo, ho sviluppato alcune considerazioni. Al centro del discorso, secondo me, bisogna porre l’importanza fondamentale di garantire una libertà di stampa e di pensiero indiscriminata, poiché’ dal momento in cui si inizia a privare e a limitare la facoltà di esprimersi indipendentemente, si rischia di lasciare le masse nell’ignoranza e di bloccare la diffusione delle notizie, e quindi, di impedire l’apertura degli orizzonti mentali. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che, permettendo la libera pubblicazione degli atti processuali, si farebbe in modo di lasciare il racconto dei fatti ad un mezzo oggettivo ed indiscutibile, come un atto giudiziario, e ciò ridurrebbe sensibilmente il peso di possibili parole confutabili, come quelle dei giornalisti.
Per concludere la mia riflessione voglio sottolineare l’importanza della formazione di un’etica dell’individuo che legge, perché’ quello che si trova sui giornali e su internet contiene il parere dell’autore, più o meno velato, e perciò va preso in considerazione come spunto attraverso cui elaborare una propria idea, e non come fonte di verità assoluta. E’ altresì vero che lo stesso individuo che scrive deve dimostrare una moralità matura, e ciò per evitare che attraverso le sue parole una persona venga posta davanti alla cruda gogna, rappresentata dalla società odierna, in cui giudicare altezzosamente gli altri appare molto facile e, al contrario, giudicare se stessi e mettersi in discussione risulta sconveniente e arduo.
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