di Agostino Bistarelli
membro Consiglio Direttivo AC Scuola Montessori APS
docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Statale "Maria Montessori"
Mentre componiamo questo numero la situazione in Ucraina è drammatica. Forse inaspettatamente per chi l’ha decisa, che sognava una guerra lampo senza costi, l’invasione russa è stata rallentata dalla popolazione ucraina. E forse anche per questo hanno preso avvio dei negoziati tra le parti che spero rappresentino un primo passo di pace.
Nel nostro piccolo, sommersi dal vortice delle notizie e immersi nell’inquietudine, abbiamo aderito alla campagna di solidarietà verso quelle popolazioni e, in virtù della nostra caratterizzazione, abbiamo pensato necessario inserire in questo numero un articolo su Montessori e la pace.
Siamo infatti preoccupati non solo per la sorte della popolazione civile, e delle sofferenze dei più deboli, a partire dall’infanzia, ma anche per il clima bellicista che si sta propagando. E che porta, come sempre è avvenuto nel passato, alla diffusione di intolleranza, propaganda, restrizione degli spazi di confronto.
I provvedimenti, sanzioni e invio di armi, decisi dall’Europa erano necessari per impedire la sconfitta immediata ucraina nella convinzione che aumentare la pressione su Mosca fosse risolutiva: per ora si dimostrano una decisione che rende ancora più duro il conflitto. Invece sarebbe urgente adesso chiedere il cessate il fuoco. Rifiutare la logica dell’escalation che potrebbe portarci fino ad un conflitto aperto Nato-Russia.
“Non siamo in guerra con Gogol’, con Pasternak, con Ivan Bunin o Turgenev, e nemmeno con Ivan Kireevskij e Aleksej Chomjakov siamo in guerra. E con Dostoevskij, neanche con Dostoevskij siamo in guerra. Non è lui ad avere il dito sul bottone dell’arma nucleare”. È una considerazione significativamente fatta da MOST, una associazione il cui nome in slavo significa Ponte, che condivido e che mi pare urgente ribadire. Tanto più nel momento in cui si legge di conferenze, mostre, spettacoli da cancellare. Di sospensione del pagamento dei diritti d’autore ai russi da parte della SIAE.
Dovremmo chiedere, e partecipare, alla costruzione di una strategia di pace e per questo appoggiare le proteste che si stanno verificando nelle piazze russe, nelle istituzioni culturali o sportive, diffondere quelle notizie e il documento di condanna verso la guerra del Cremlino elaborato da centinaia di studiosi e da organizzazioni come Memorial e Novaja Gazeta. Piccoli gesti di coraggio fatti a rischio della incolumità personale.
Rifiutare ovunque la logica del potere che cerca di utilizzare la retorica del disfattissimo, del tradimento per chiudere gli spazi di confronto. Aiutare la popolazione ucraina aggredita, ma anche chi manifesta in Russia e altrove chiedendo pace. E libertà. Mi sembra la stessa strada: aumentare le armi non porterebbe da nessuna parte, giustificherebbe la visione di Putin. Il suo tentativo di usare, capovolgendola, la storia.
Paradossalmente servono meno armi: è questa la prospettiva che l’Europa dovrebbe perseguire per offrire una sponda a quanti lottano per rifiutare la guerra, strumento scelto dai regimi repressivi. È questa la strada: estendere la democrazia, difendere la libertà, assicurare la sicurezza e la giustizia. Utopico? No, è il solo realismo se vogliamo pensare al futuro. Come chiedeva una famosa canzone, diamo tutti una occasione alla pace.
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